FEEL ROUGE

"Scusa, ma è meglio se ci prendiamo del tempo... vanno bene 10 anni?"
La (poco) nobile arte dello "scaricare": frasi da dire, frasi da evitare

"Solitaria e sola", olio su tela di P. Giovannardi
Essù, adesso non fate i "santarellini".
Sarà capitato almeno una volta a ciascuno di voi: far ricorso alle più subdole, infelici e insensate scuse per placare i bollenti spiriti di un "lui" o di una "lei" di voi invaghito/a o per lasciare un fidanzato/a di cui (che disgrazia) non eravate più innamorati.
Sono quelle colpe poco "rouge"  che tutti commettiamo, e di cui spesso ci vogliamo dimenticare perlomeno per buona pace del nostro sonno.
"Come lasciare un ragazzo/una ragazza" è una delle frasi più cliccate su Google (quasi 10 milioni di risultati, prima di "come si bacia" - 700 mila risposte - e dopo "come si fa l'amore" - 9 milioni e 900 mila pagine).
Si va dalle scuse più inverosimili ("Mi spiace, ho promesso a mio padre che l’avrei accompagnato per un viaggio in Africa di sei anni, ti lascio per non farti soffrire" o "Mi spiace ho fatto voto di castità"), forum.fuoriditesta.it ai consigli più assennati di pianetadonna.it (http://www.pianetadonna.it/coppia/sentimento/come-lasciare-un-ragazzo.html).
Rimane comunque la più ardua delle imprese:
"Solitudine" di A. Bulgarini
se dici a un uomo o a una donna "non sono interessata/o", probabilmente si farà in quattro per dimostrarti che ti sbagli, che hai la mente onnubilata, che lui è davvero l'uomo/la donna della tua vita;
se a lui/lei ci tieni, qualsiasi parola pronuncerai suonerà come uno stiletto conficcato nel torace (fino a prova contraria non c'è niente di più doloroso delle pene d'amore);
eviterei comunque recriminazioni inutili ("Non mi hai reso/a felice" o "A letto eri una schiappa") per il semplice motivo che, oltre a essere offensive, getteranno l'altro/a in un tunnel depressivo (e voi, al suo posto, non lo sopportereste in egual modo).
Un manuale per chiudere storie d'amore o mettere fine a improbabili flirt non lo hanno ancora inventato.
Resta valida un'unica regola: fermo restando che o si è innamorati o non lo si è (diceva Benigni), la sincerità rimane l'unica via percorribile.
Sincerità, anche se dolorosa, anche se scomoda, all'inizio.
A niente varranno le scuse: "Ma è Natale, non posso lasciarlo/a prima di Natale" (http://forum.alfemminile.com/forum/couple1/__f93040_couple1-Come-lasciare-un-ragazzo.html), "La sua famiglia mi piace così tanto", "Mi offre sempre la cena".
Prima o poi, pallottoliere alla mano, dovremo fare i conti con il calcolo delle emozioni: positive e negative, qual è il bilancio?
E voi, avete lasciato o siete stati lasciati?
E come?
V.

P.S. E se per un "cuore spezzato" si potesse anche morire... ?


"Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina.
Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri. Il nome si è conservato sino a noi, ma il genere, quello è scomparso.
Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. Oggi non ci sono più persone di questo genere. Quanto al nome, ha tra noi un significato poco onorevole. Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. 
Erano terribilmente forti e vigorosi, e il loro orgoglio era immenso.
Così tentarono di dar la scalata al cielo.
Zeus così decise: 'Io taglierò ciascuno di essi in due'.
Ma ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra.
Zeus, mosso a pietà, Spostò sul davanti gli organi della generazione (fino ad allora infatti gli uomini li avevano sulla parte esterna)  in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l'uomo con la donna.
E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare.
La nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo"

(Il mito delle metà, tratto dal Simposio di Platone).

"Lei se ne è andata due anni fa, o ieri sera, o forse mai. Non lo so.
Quando non stai più con la persona con cui vorresti stare, allunghi la mano di notte nel buio per cercarla.
Ti stropicci gli occhi di prima mattina, e, guardando il suo lato del letto vuoto, speri che sia solo stanchezza.
Hai il fornello sporco di caffè perché non ti ricordavi di averlo messo sulla fiamma.
Metti due volte il sale nella pasta.
Torni indietro quando leggi un libro perché non afferri le parole.
Guardi al passato, con il pensiero di lei che ti entra nella testa nei momenti più impensati.
Viaggi appoggiato alla ringhiera di poppa, non di prua"
(Il tempo che vorrei, Fabio Volo)




Famolo strano!


In “Viaggi di nozze”, Ivano (Carlo Verdone) e Jessica (Claudia Gerini) due novelli sposini “coatti” cercavano in tutti i modi di provare posizioni “strane”.

"Quando un uomo, dall'inizio alla fine dell'unione, pur intrattenendo un rapporto sessuale con la donna, pensa ininterrottamente di congiungersi con un'altra da lui amata, si ha il caso dell'unione per amore trasferito". (Pensiero dell'India Centrale)

 Le posizioni dell’Amore sono molteplici e varie: tutto dipende dalla fantasia dei due amatori.
Già nell’antichità venivano raffigurati due (o più) amanti in differenti posizioni sessuali.
Un classico dell’epoca fu il Kamasutra, antico testo indiano in cui venivano spiegate ben 64 posizioni sessuali.
Il libro contiene 36 capitoli e 10 trattano esclusivamente dell’unione sessuale: “una discussione approfondita sul bacio, vari tipi di preliminari, orgasmo, una lista di posizioni sessuali, sesso orale, parafilia, e ménage à trois”.
Molti potrebbero pensare che il Kamasutra sia un libro peccaminoso e pornografico. In realtà lo scopo del libro non era quello di attizzare la gente ma di raggiungere un valore più alto e puro: l’appagamento dei sensi.
“Secondo la leggenda, il Kamasutra (il termine significa letteralmente "aforismi sull’amore") possiede un’origine divina, perché venne pensato dal dio indiano Shiva. Dopo essersi innamorato della proiezione femminile di sé stesso e aver provato, grazie a essa, le gioie del sesso, il dio Shiva volle immortalare le prassi amorose sperimentate dettando un trattato di arte erotica al suo servo Nandin”. (Tratto da http://diamanterosso.altervista.org/Pagine/kama/kamasutra.htm)

La posizione più diffusa è quella detta del “missionario”.
Perché prende questo nome?
(Ovviamente non mi dilungherò nella sua descrizione!I curiosi possono navigare sul web e cercarsi le varie posizioni!)
Ecco su di essa esistono diverse teorie. Alcuni ritengono che questa era l’unica posizione che i missionari cristiani approvavano. Altri che il nome lo diedero delle popolazioni indigene del Pacifico vedendo che questa era l’unica posizione adottata dai missionari quando facevano l’amore.
Guardando qua e là ho notato che esistono delle posizioni degne di un contorsionista e dai nomi alquanto particolari.
Molti di esse prendono il nome dagli animali, come ad esempio “l’unione dell’ape” o “l’unione dell’aquila” e ancora “l’unione dell’antilope”.
Altre alquanto bizzarre come la “posizione del loto” o “l’unione della scimmia” (quest’ultima sfido a farla).
Ma, posizioni a parte, voi uomini siete sicuri di soddisfare a pieno la vostra partner?
Ecco qui alcuni consigli: 10 errori che un uomo non deve fare quando fa l’amore!
1.      Non baciarla. Per la donna, il bacio è fondamentale sia durante i preliminari che dopo. Glissare il bacio e passare all’azione in fretta, come purtroppo alcune volte l’istinto spinge a fare, è assolutamente negativo per le donne. si sentono un oggetto.
2.      Soffiare nelle orecchie. Un delicato soffio è piacevole, ma se presi dall’enfasi soffiate come se doveste spegnere una candela, rischiate di far male al timpano.
3.      Mordere i capezzoli. Sembra ovvio che non si deve fare, ma state attenti a non farvi prendere dalla fame e dalla voglia di addentare. I capezzoli sono delicatissimi e sensibili.
4.      Dimenticarsi le altre parti del corpo. La sensibilità di una donna in tutte le parti del corpo è molto più alta di quella dell’uomo e le carezze su gambe, braccia, collo e schiena posso essere estremamente piacevoli per lei.
5.      Toglierti i pantaloni per prima cosa. Se c’è una cosa che le donne odiano, sono gli uomini in mutande e calzini. Siete avvisati.
6.      Chiedere se è arrivata all’orgasmo. Una donna lo fa capire, impossibile che sfugga all’uomo. Se sfugge, ignorare la cosa.
7.      Costringerla a stare sopra per troppo tempo. E’ faticoso, prendetevi le vostre responsabilità e fate riposare di tanto in tanto. Un cambio di posizione fa bene ad entrambi.
8.      Cercare posizioni per le imbarazzanti o difficili. Sebbene tutti siano convinti che il Kamasutra sia il manuale dell’amore, le posizioni sono spesso impraticabili e distruggono tutto l’erotismo del momento.
9.      Andare veloce. Le donne non amano la velocità (le avrete viste mentre guidano). Quindi dovete imparare ad andare con calma e trovare i giusti “sfregamenti”.
10. Non succhiate il collo. Anche se è molto piacevole, l’ematoma che resta è assolutamente imbarazzate e rovina il ricordo della serata.
A.



 
Eros... a fior di pelo

Questione di gusto, indubbiamente, ma la barba può diventare per molti uomini uno strumento di seduzione.
Sexy o non sexy: com'è l'uomo barbuto?
Le australiane (chissà perché) sembrano amare molto la "beard": http://www.giornalettismo.com/archives/70871/donne-preferiscono-gli-uomini
J. Law
Le italiane si dividono:
alcune tollerano solo quella di due o tre giorni,
altre la vedono bene sul viso degli "under fifty" (uomini sotto i cinquanta), perché poi "fa sciatto" e invecchia,
altre ancora fuggono qualsiasi "effetto Babbo Natale" (www.alfemminile.com).
Oltreoceano è tornata di moda (come si legge in un articolo del New York Times di qualche anno fa riportato dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/03_Marzo/24/barba.shtml), forse su spinta di una rinnovata voglia di virilità negli uomini in contrapposizione a depilazioni da culturisti e sopracciglia perfette. Belli e apprezzatissimi gli attori con quel "quid" un po' selvaggio come Jude Law Johnny Depp. Tanto che su www.leiweb.it (http://www.leiweb.it/bellezza/bellezza-e-star/10_g_star-con-e-senza-barba.shtml) si gioca a "divi di Hollywood con o senza barba: cosa preferisci?", alternando alcune foto delle star più affascinanti del red carpet in versione con pelo e senza pelo.
J. Depp
L'importante, questa l'opinione più diffusa tra le donne, è che la barba sia curata e non troppo ispida.
Ma sapevate che  è composta da circa 50 mila peli che crescono di circa 0,4 millimetri ogni 24 ore? (Fonte: www.braun.com).
Sempre in questo sito, tra una foto di un belloccio e un'altra (per chi volesse consolare l'occhio) danno anche qualche consiglio per la "rasatura perfetta":
  1. ×         radersi prima di lavare il viso, perché la pelle tende a dilatarsi dopo il contatto con l'acqua;
  2. ×         regolare la barba prima di raderla se è un po' di giorni che non la si tocca (per esempio dopo il weekend);
  3. ×         tendere la pelle e radere in senso contrario alla direzione di crescita;
  4. ×         impugnare il rasoio a 90° rispetto alla pelle.
R. Crowe

Consigli banali? Non si sa mai.


















E per scoprire quale tipo di barba vi si addice di più in base alla forma del vostro viso, guardate qui:












E voi, lettrici, cosa preferite?
E voi, lettori, come la portate?


V.


Nudo è bello (non magro)


Indovinate che lavoro fa questa ragazza:




No, né l'attrice, né "la moglie di", né la mamma famosa: Lizzie Miller è una modella.
Californiana, biondissima, famosa per il servizio fotografico che la ritrae "senza veli" tra le pagine di Glamour e per quelle sue misure non proprio convenzionali: 1 metro e 80 d'altezza per 80 chili.
Ma forse la "misura" che più mi ha sorpreso è stata la sua età: 22 anni (il servizio su Glamour risale al 2009).
Sognarsela, a 22 anni, una serenità così rispetto al proprio corpo.
Perché credo sia facile dire alle riviste: "Ho imparato ad amare il mio corpo per quello che è", "Non tutti i corpi sono naturalmente magri", "A tavola non mi nego nulla"; ma poi è quando ti ritrovi davanti allo specchio, tu sola, prima di fare la doccia, o quando ti devi infilare dei collant, che le cose si incrinano.
Che davanti ai rotolini o a quei fianchi "ad anfora" pensi: "Ma che è?".
Che, in un moto di violenta disperazione, ti dici: "Quest'anno al mare ci vado con il burka".
Pubblicità Dove a favore della donna "over size"
È lì, davanti allo specchio, nella nostra solitudine di ragazze/donne insicure e costantemente inadeguate, di fronte alla nostra nudità (nel vero senso del termine) che si gioca la partita.
E non servono esperti in tv, psicoanalisti o commesse gentili a farci cambiare idea.
Non bastano i maglioni extra large o i vestiti stile premaman che ci infiliamo anche quando non siamo incinte.
Di solito, guardando le pubblicità delle riviste o sospirando di fronte ad amiche e conoscenti "tendenti al magro", il primo pensiero è: "Ma perché cavolo non ho io quel corpo". Leggendo l'intervista a Lizzie Miller il primo pensiero è stato: "Ma perché cavolo non ho io quella testa".
Testa intesa come modo di pensare, di vedere, di "vedermi". Son quattro giorni che, per il brutto tempo e un mezzo raffreddore, non mi avventuro con scarpe da ginnastica e quattrozampe al seguito per "masticare" chilometri di strada su e giù per le vie del paese. Quattro giorni e la sensazione che ho è quella di una balena spiaggiata. È una sensazione di "fuori forma", di "mmm... come sono presa", di pigiami larghi e decisamente poco sexy.
Perché?
Perché questo involucro di pelle e carne ci fa diventare così complessate?
Perché insistiamo anche quando morosi/mariti/parenti ci rispondono: "Smettila, che sei magra!"
Lizzie Miller assieme ad altre modelle 
Eppure quello specchio, e la nostra mente più intricata di un roveto, ci dimostra il contrario, e allora vorremmo tornare da chi ci ha "sgridato" e dirgli: "Ma accidenti, quello è lo specchio! Che, sono diventata cieca o pazza?! Mi state prendendo in giro?".
Non c'è niente da fare, nessun segreto di bellezza o autostima.
È un meccanismo inconscio che scatta per maturità o consapevolezza (o sfinimento. Ma sarebbe meglio arrivarci prima).






A Lizzie non gliene frega di quel "maniglione dell'amore" che nella foto si vede così bene. Perché la ragazza bella non è la ragazza magra, ma quella naturalmente sicura di sè.
Quella "rouge" dentro, se volete.
Che non si nasconde in fasce contenitive.
Che non associa la bellezza al pallore e alla depressione da "non cibo".
Che non chiede al suo ragazzo di fare l'amore con la luce spenta perché si vergogna.
Quella che fianchi e sedere sono il naturale contorno di una persona apprezzata per altro.
Non sono un'idealista, e l'ultima cosa che dirò è che "la bellezza che conta è quella interiore".
Non è vero.
È bello essere belli, ma essere belli non implica la taglia 40, altrimenti non si spiegherebbe il fascino di tante quarantenni ancora meravigliose, di tante mamme al terzi figlio, di tante attrici che oltre alle rughe non posso più sfoggiare cosce lisce e rotonde.
A volte siamo così concentrate sul magro che giudichiamo "belle" solo le ragazze 90-60-90 (che poi i loro fianchi siano al di sotto dei fantomatici 60 cm e le loro tette infinitamente lontane dai 90... non importa mai).
Basta, basta, basta.
Forza Lizzie.
La modella del dipinto si chiamava Simonetta Vespucci
Forza ragazze.
Non credo che una Venere del Botticelli "spigolosa" avrebbe suscitato le stesse fantasie.
E neppure quella del Giorgione, di Tiziano, di Michelangelo (tutti uomini, che gli occhi se li sono rifatti).
O su, fino alle nudità di Chagall, Rubens, Cezanne.
È un'epoca un po' così, la moda è quella che è. Ma i canoni cambieranno, come sono cambiati dagli anni '50 a oggi.
Nel frattempo, visto che per molte di noi, questa è l'adolescenza o la fase immediatamente successiva, non prendiamocela troppo.


Lasciamo stare quello specchio per un po',
facciamo qualche passeggiata in più,
e non rinunciamo alla Nutella (solo a dirlo mi vengono i brividi).
Noi, donne "normali" segretamente dive,
inconsciamente perfette.
Un abbraccio a tutte.
V.




L'amore secondo Lady Chatterley
(Il libro che sconvolse l'Inghilterra)


Viene pubblicato nel 1928, a Firenze
Esco dalla libreria e sento crescere la stessa fibrillazione che si prova quando si sa di avere tra le mani un oggetto proibito.
Come un bambino che sia appena stato beccato con le mani nel barattolo delle caramelle. Ma con la complicità di un adulto. Il che rende tutto ancora più eccitante.
Ho appena acquistato L'amante di Lady Chatterley. E quando l'ho posato sul bancone per pagare, il libraio mi ha rivolto uno sguardo penetrante da sopra gli occhiali (si chiama Attilio, e assomiglia tanto al Mr Olivander di Harry Potter).
«È per te?» indaga.
«Sì» rispondo tra l'impaurito e l'incuriosito.
«Lo sai vero che questo libro ha fatto scandalo?»
«Sì, in realtà l'ho comprato proprio per questo».
«Uh... mi dirai cosa ne pensi» chiude, con un accenno di sorriso che gli solleva un angolo della bocca.
Un libro proibito, scandaloso.
Sottoposto a processo nell'ottobre del 1960 perché ritenuto osceno (http://ilsessoelamore.it/archives/551)
Guardo la quarta di copertina: "Sin dalla sua prima pubblicazione, nel 1928 a Firenze, L'amante di Lady Chatterley fu al centro di aspri dibattiti e di violentissime polemiche. Più volte sequestrato, ottenne il visto definitivo della censura del Regno Unito sono nel 1960. Che cosa contiene di tanto oltraggioso il romanzo più celebre di David Herbert Lawrence?".
Ricordo che una volta, manifestando il mio desiderio di leggerlo, una mia amica mi aveva risposto: «Oh sì! Quanto mi sono divertita!».
È chiaro che la percezione della letteratura erotica si è evoluta. All'epoca di Lawrence non si era forse ancora pronti per qualcosa di così esplicito.
Un libro in cui alla presentazione delle due sorelle protagoniste, Costance (futura Lady Chatterley) e Hilda Reed, segue la descrizione delle loro prime esperienze d'amore.
Niente di così "disturbante", in principio. Soltanto un'interpretazione del sesso e di una tipica relazione uomo-donna che, pronunciata da un uomo -Lawrence- dimostra una certa, come dire, lungimiranza?
"Di qualunque sentimentalità si potesse colorirla, la questione del sesso rappresentava una delle sottomissioni più antiche e sordide. I poeti che l'avevano glorificata erano in massima parte uomini. Le donne avevano sempre saputo che vi era qualcosa di meglio, qualcosa di più alto. L'unico malanno era che gli uomini insistessero ancora come cani a esigere il rapporto sessuale. E la donna cedeva. Ma una donna poteva cedere all'uomo senza cedere il suo io profondo, rimanendo libera. I poeti non avevano tenuto conto di questo: che una donna  potesse prendere un uomo senza darsi in suo potere, che potesse usare il rapporto sessuale per acquistare potere sopra di lui, esaurendo l'uomo senza giungere essa stessa alla crisi"
Sì, una donna fredda, un po' Medea, quella che emerge, ma si immagini lo scalpore che colpì i lettori di quel '900 appena abbozzato con i loro cappelli a cilindro e una moralità ancora rigida sul ruolo del gentile sesso. Altro che moglie amorevole, insomma.
Poi Hilda si sposa, con un uomo di ben dieci anni più vecchio di lei, mentre Connie si intrattiene con Clifford Chatterley, sottotenente ventiduenne, timido e dalle maniere provinciali, e finisce per sposarlo. Lui è vergine, ma poco importa: "l'intimità era cosa più profonda per lui, più personale, organicamente necessaria, ma neanche tanto".
Al ritorno dalla Grande guerra, Clifford è paralizzato dalla cinta in giù. Niente bambini, e una vita ingrigita, nonostante l'appena conquistato titolo di baronetti, dai fumi delle miniere nei Midlands in Inghilterra, dove si trasferiscono a nozze fatte.
Così intimi, ma così lontani, i due sposi conducono un'esistenza parallela, come due binari che non si incontrano mai pur essendo così prossimi. Lui marito ferito, chiuso nel dolore della menomazione, lei fedele ma inquieta, follemente inquieta, in quella cittadina dalla popolazione ostile, con un uomo che non la guarda, che non le parla (triste storia, questa, così ripetitiva nei secoli).
"Perché non ti cerchi un ammiratore, Connie?- le suggerisce il padre - Ti farebbe così bene".
Così entra in scena Michaelis, "scalcagnato vagabondo di Dublino" ma "con tutti i segni esteriori del gentleman". Un volgarotto, insomma, ma ben vestito.
A Connie qualcosa di lui piace, non sa bene che cosa. "Un'attrazione terribile, che le fa quasi perdere l'equilibrio, e il potere di vederlo separato da se stessa".
È così che diventa l'amante (il primo) di Lady Chatterley.

(Trailer del film, 1989)

La locandina del film, 1981
"Egli apparteneva a quel genere di amanti trepidi e nervosi che presto giungono al godimento e presto si estenuano. Vi era qualcosa di curiosamente infantile e indifeso nel suo corpo nudo: era la nudità di un bambino. Tutte le sue difese risiedevano nella sua profonda malizia istintiva, ma quando quell'istinto era assopito, appariva doppiamente nudo, simile a un bambino dalla carne imperfetta e tenera.

Egli eccitò in Connie una sorta di compassione e bramosia selvaggia, un selvaggio, insaziabile desiderio fisico; ma il suo godimento era così rapido e presto a finire che non soddisfaceva quel desiderio, e abbandonandosi poi sul letto di lei, egli ritrovava un po' della sua sfrontatezza, mentre ella giaceva lì, delusa, perduta.

Ma presto ella imparò a trattenerlo, lì, dentro di lei, quando aveva finito di godere. Egli si mostrava generoso, rimaneva dentro di lei, abbandonato dentro a lei, mentre ella era attiva, selvaggiamente, appassionatamente attiva, provocandosi essa stessa il godimento. E come sentiva la frenesia di lei che giungeva allo spasimo sulla sua passività rigida ed eretta, egli aveva un curioso senso di orgoglio e di soddisfazione"
Dagherrotipo francese, anonimo (1850 ca)
Constance, alla sua maniera, lo ama. E nutre speranza, pur sapendo che con Mick, come lo chiama, nulla può durare. Perché lui, "eternamente privo di speranza, non può amare per nulla".
Le esistenze dei protagonisti continuano così, squallide, noiose. Connie ha solo il pensiero di quei pochi momenti rubati, di quei sospiri ansimati assieme a Mick. "Clifford coglieva inconsapevolmente il frutto della soddisfazione sessuale che sua moglie otteneva dalla maschia passività di Michaelis eretta dentro di lei".
E poi il desiderio mai assopito di avere un figlio. In entrambi gli sconsolati sposi.
Tanto che un giorno:
"Sarebbe quasi desiderabile che tu avessi un bambino da un altro uomo"
 butta lì Clifford. Dapprima incredula e spaventata, Connie comincia a desiderare di ritrovare quella "sana sensualità umana che riscalda il sangue e lo rinnova".
Frustrata, insoddisfatta di un corpo che comincia a "invecchiare prima di aver realmente vissuto", la giovane donna cova un senso di ribellione, verso Clifford, la sua freddezza, verso la propria condizione di sposa servile.
E così si scopre a guardarsi intorno, a cercare, nell'animato andirivieni di poeti e amici del marito che frequentano la casa, un candidato che potrebbe dare i natali al suo bambino.
Le vicende la avvicinano però a Mellors, solitario e taciturno guardiacaccia, che smuove in lei sentimenti nuovi. "Era quella tranquillità, quella specie di pazienza infinita in un uomo impaziente e appassionato, che toccava Connie fin nelle sue viscere più intime".
I loro incontri si susseguono in un misto di passione e tenerezza, lì, in quella capanna nel bosco.
"Distese in terra con cura le coperte. Poi si sedette sullo sgabello e l'attirò a sè: con un braccio la teneva stretta e con la mano libera cercava il suo corpo. Ella sentì il respiro di lui mozzarsi di colpo non appena lo trovò. Sotto la gonna sottile ella era nuda.

'Ah! Cos'è toccarti!' disse, accarezzandole col dito la pelle delicata, calda, segretam del busto e delle anche.

Abbassò la testa e strofinò la guancia sul ventre di lei, contro le cosce, e ancora, ancora. Ella non comprendeva la bellezza che egli trovava in lei, toccando il suo corpo vivo e segreto, quasi l'estasi della bellezza. Solo la passione può comprenderla.

Il tocco leggero dei baffi di lui e dei capelli soffici e folti... le sue ginocchia cominciarono a tremare. In fondo a se stessa sentì palpitare qualcosa di nuovo, emergere una nuova nudità, ed ebbe quasi paura.

E quando egli entrò in lei, con un'intensità di sollievo e soddisfacimento che era pura pace per lui, attese ancora. Giaceva immobile, sentendo in sè i movimenti di lui, quella sua profonda intensità, il fremito improvviso sul punto che il seme sgorgava, poi i movimenti farsi più lenti, più calmi"
(Fabio Volo legge un passo del libro)

Non manca la violenza nei loro rapporti, appassionati, come baccanti in fuga attraverso il bosco, si danno, si donano, lui con "occhi intensi, scintillanti, selvaggi, spiritati", lei, che per niente al mondo rinuncerebbe al suo "potere di femmina, folgorante, spietato".
"Egli la condusse oltre la barriera d'alberi spinosi, fino a un luogo dove c'era uno spazio libero. Le strappò il laccio della sottoveste, dopo essersi denudato la parte anteriore del corpo. Ella sentì dentro di lei il contatto della sua carne nuda quando egli entrò in lei.

Per un momento resto dentro di lei immobile, turgido, palpitante. Poi, quando cominciò a muoversi, nell'orgasmo improvviso e inevitabile, si risvegliarono in lei vibrazioni nuove e strane, che fremevano come piccole onde che s'increspino.

Fremevano, fremevano, come molli lingue di fiamma che si lambissero a vicenda, molli come piume. Era come un suono di campane che vibrasse a onde su, su fino al culmine.

Ella giaceva, inconsapevole delle piccole strida selvagge che alla fine non poté trattenere.

Poi lui prese le natiche belle e pesanti di lei, una per mano, e le strinse contro di sè, freneticamente, breve e rapido la prese e godette, come un animale, in quei loro corpi fumanti"
Leggo i passi che, con stile dettagliato, quasi giornalistico, descrivono gli amplessi di Connie e dell'amorevole Mellors.
Una narrativa di questo tipo può piacere e non piacere, eccitare oppure no, scandalizzare oppure no.
La cosa interessante è notare l'impegno dello scrittore nel descrivere i particolari, la volontà tutta spontanea di far parlare la sessualità senza crinoline, tabù o censure che forse stonerebbero di più.
Non c'è virtuosismo, nessuna voglia di sorprendere, nessun approfondimento psicologico (durante gli amplessi i protagonisti non sono mai chiamati per nome).
Solo la consapevolezza vissuta di un evento che fa parte dell'umanità di uomo e donna.

Dopo il processo, il libro andò a ruba
In uno scritto di commento all'opera, intitolato A proposito di L'amante di Lady Chatterley, l'autore mi stupisce con una riflessione:
"Nonostante tutte le ostilità, misi in circolazione questo romanzo come un libro onesto e sano, necessario agli uomini d'oggi.

Le parole che a tutta prima recano tanta offesa, dopo qualche tempo non ne recano più. Accade perché le parole offendono soltanto l'occhio, non lo spirito, e se le persone prive di spirito si scandalizzano, la loro opinione non ha nessuna importanza.

In passato l'uomo era troppo debole di spirito, troppo crudo, per contemplare il proprio corpo e le funzioni corporali senza rimanere impigliato nelle reazioni fisiche che lo dominavano. Oggi non è più così. Cultura e civiltà ci hanno insegnato a separare le reazioni.

Questo è il vero significato del mio libro: voglio che uomini e donne siano in grado di pensare il sesso, pienamente, completamente, onestamente e pulitamente.

Lungi da me il pensiero che tutte le donne debbano correre dietro al loro guardiacaccia e divenirne le amanti.

Ma un giovane e una giovane sono un groviglio tormentato, una ribollente confusione di sentimenti sessuali e pensieri sessuali, che il tempo soltanto potrà dipanare"
Nessun puritanesimo, ma neppure pornografia.
E io credo davvero che sia così.
Lascio a voi il gusto di continuare con la storia: Clifford scoprirà gli amanti? Connie avrà finalmente il suo bambino? A chi verrà spezzato il cuore?

Chiudo il libro e penso che in realtà l'oscenità non appartiene a questo libro. Forse le polemiche, lo shock, questi sì, forse più per aver fatto innamorare una nobildonna e un uomo della classe lavoratrice, che per il linguaggio utilizzato.
Ma in fondo credo che Lawrence lo accettasse. Farne parlare, ecco l'obiettivo. Per non avere più paura del sesso, per non provare più repulsione.
 E chiudo,
chiudo con la serenità di sapere che questo è un po' anche lo scopo di questa nostra, piccola rubrica erotica.



Chiudo rivolgendomi alle donne, con una battuta di Mellors, che proprio in quanto donna (e come tutte già un po' in apprensione per la prova costume) non ho potuto non apprezzare.
Riguarda lui, uno dei nostri nemici più scomodi, che spesso ci portiamo appresso come un'appendice scomoda, perché non abbastanza sodo, magro, bilanciato, tondo, abbronzato...
"Che belle natiche che hai! - disse, nel suo dialetto gutturale e carezzevole - Hai il più bel culo che si possa vedere, il più bello, il più bel culo di donna che ci sia!

Non sei una di quelle ragazze con il culo come un bottone, che dovrebbero essere dei ragazzi.

Sono vere natiche morbide, curve, fiere di sè, come piacciono agli uomini.

Potrebbero reggere il mondo, potrebbero"
Capito, donne?
Confermate, uomini? :)

V.


100 colpi di penna prima di andare a dormire
(citazioni erotiche di ieri)

Via le strappai la tunica, sebbene fosse così diafana che a stento il fascino copriva del suo corpo; ma lottava per esserne coperta. Mentre così lottava, ella, come una che non volesse vincere, fu vinta per proprio tradimento. Come dritta si erse, così, nuda, innanzi agli occhi, in tutto il corpo suo non c'era un neo. Che malia di spalle, quale incanto di braccia non vid'io, non io toccai! Che meraviglia da carezze, i seni! Come soave al tocco il grembo sotto a quei seni illibati. E che leggiadri e lunghi fianchi! E quale seduzione le giovanili cosce! Ma a che conto le sue bellezze ad una ad una, tutte?
Cosa non vidi che non è laudabile: quel corpo nudo io strinsi a me allacciato.
Il resto chi non sa? Esausti, entrambi giacemmo in abbandono. Ah! che sovente mi giungan, grati, questi mezzodì!
(Ovidio, Amores, I, V, 1 a.C)
  
ANGELA Anima mia dolce, credea che ti avessi portào aqua per amorzar el foco del mio peto, ma ti ha portào legna e carbon per farlo pí arder.
IULIO Io venni libero a Vostra Signoria; ora sun legato piú che malfattore: vostro pregion, preggion de queste mammeline dolce. (Chinandosi a baciarla sul petto).
ANGELA Ah, giotonzello, ti le base, sí? Guarda no le strucar, ché le cigarà.
IULIO (toccandola a sinistra) Questa pomenina voglio per me; l’altra sii la vostra.
ANGELA Sun contenta, perché la xé quela dal coresin.
IULIO Volete che gli dica quattro parole?
ANGELA Sí, di’ zò che ti vul. (Mentre è chinato, Angela strilla). Ah, ah! te me squassi el cor. Lassa, ché ti vogio morder in questa volta. (Gli morde una guancia).
IULIO (sollevando il capo) Sapete ciò che risponde? Che è contenta.
ANGELA Di’: che gh’hastu ditto?
IULIO Se quella cosa è stata dolce; se ne vole ancora.
ANGELA Ben sa che sí, postema mio dolce.
IULIO Madonna, me avete abrazato: lassate che ve abraza ancora voi; e faremo le brazze.
ANGELA Sí, ma dàme la lenguina.
IULIO Voglio la tetina che me avete donato.
ANGELA No vojo, se no ti mí dà la lenguina. Tri strucarò con i dente, sí, a la fe’.
IULIO Volete cussí? (L’accontenta).
ANGELA Tuta, tuta, sí.
(La Venexiana, atto III, III, XVI sec.)

Il masturbatore - Salvador Dalì

SAINT-ANGE: Eugénie, dai retta a me: smettiamo di fare le pudiche con quest'uomo meraviglioso. Non lo conosco più di quanto lo conosci tu; eppure, guarda come m'abbandono a lui! (Lo bacia avidamente sulla bocca.) Fallo anche tu.
EUGÉNIE: Oh, certamente! Da chi potrei avere esempio migliori? (Si abbandona a Dolmancé, che la bacia appassionatamente, con la lingua in bocca.)
DOLMANCÉ: Che amabile e deliziosa creatura!
SAINT-ANGE (baciandola anche lei): Bricconcella, credi che resto a bocca asciutta a guardarti? (A questo punto Dolmancé, tenendo ambedue fra le braccia, bacia con la lingua in bocca l'una e l'altra per un quarto d'ora, ed esse fanno lo stesso tra di loro e con lui.)
DOLMANCÉ: Ah, come mi eccitano certi preliminari… Date retta a me, signore! Fa troppo caldo: mettiamoci in libertà, così converseremo molto meglio.
SAINT-ANGE: Sono d'accordo; mettiamo indosso queste vestaglie d'organza: serviranno a coprire solo quelle parti che occorre celare al desiderio.
EUGÉNIE: In verità, mia buona amica, mi fate fare certe cose!
SAINT-ANGE (aiutandola a spogliarsi): Proprio ridicole, vero?
EUGÉNIE: Come minimo molto indecenti, veramente ... E come mi baci!
SAINT-ANGE: Che petto prezioso!... una rosa appena sbocciata.
DOLMANCÉ (guardando le mammelle d'Eugénie, senza toccarle): E che promette altre formosità... infinitamente più pregevoli.
(Marchese De Sade, La filosofia nel boudoir, 1795)

Scena del Decameron di Pasolini

Ricciardo, come d'ogni parte sentì le cose chete, con lo aiuto d'una scala salì sopra un muro, e poi d'in su quel muro appiccandosi a certe morse d'un altro muro, con gran fatica e pericolo, se caduto fosse, pervenne in sul verone, dove chetamente con grandissima festa dalla giovane fu ricevuto; e dopo molti baci si coricarono insieme, e quasi per tutta la notte diletto e piacer presono l'un dell'altro, molte volte faccendo cantar l'usignuolo.Ed essendo le notti piccole e il diletto grande, e già al giorno vicino (il che essi non credevano), e sì ancora riscaldati e sì dal tempo e sì dallo scherzare, senza alcuna cosa addosso s'addormentarono, avendo a Caterina col destro braccio abbracciato sotto il collo Ricciardo, e con la sinistra mano presolo per quella cosa che voi tra gli uomini più vi vergognate di nominare. E in cotal guisa dormendo, senza svegliarsi, sopravenne il giorno, e messer Lizio si levò; e ricordandosi la figliuola dormire sopra 'l verone, chetamente l'uscio aprendo disse: “Lasciami vedere come l'usignuolo ha fatto questa notte dormir la Caterina”. E andato oltre, pianamente levò alta la sargia della quale il letto era fasciato e Ricciardo e lei vide ignudi e scoperti dormire abbracciati nella guisa di sopra mostrata; e avendo ben conosciuto Ricciardo, di quindi s'uscì, e andonne alla camera della sua donna e chiamolla, dicendo: ”Su tosto, donna, lievati e vieni a vedere, ché tua figliuola è stata sì vaga dell'usignuolo che ella è stata tanto alla posta che ella l'ha preso e tienlosi in mano”. Disse la donna: “Come può questo essere?” Disse messer Lizio: “Tu il vedrai se tu vien tosto”. La donna, affrettatasi di vestire, chetamente seguitò messer Lizio, e giunti amenduni al letto e levata la sargia, potè manifestamente vedere madonna Giacomina come la figliuola avesse preso e tenesse l'usignuolo, il quale ella tanto disiderava d'udir cantare. (G. Boccaccio, Il Decameron, novella 4^, giornata 5^, 1348)

È straordinario quanto sottile ma innegabile sia il cambiamento che l’amore fisico provoca sia nelle donne che negli uomini: la donna si fa più florida, impercettibilmente più formosa, le asperità dell’adolescenza si ammorbidiscono e assume un’espressione ansiosa o trionfante. L’uomo diventa più tranquillo, più introverso, la forma stessa delle spalle e delle natiche si fa meno decisa, più esitante. Nel fremito erotico che aveva percorso i loro corpi, le sorelle per poco non soccombettero allo strano potere del maschio. Ma si ripresero in fretta, e considerarono quel brivido sessuale niente di più che una sensazione, e rimasero libere. Gli uomini, invece, grati alle donne per l’esperienza sessuale, si lasciarono prendere l’anima.
(D. H. Lawrence, L’amante di Lady Chatterley, 1928)

Opera di Egon Schiele

Egli le toccò la gola e attese. Voleva essere sicuro che dormisse. Poi le toccò i seni e Bijou non si mosse. Con cautela e destrezza Le accarezzò il ventre e con la pressione del dito spinse la seta nera del vestito in modo da sottolineare la forma delle gambe e lo spazio tra di loro. Dopo aver dato forma a questa valle, continuò ad accarezzarle le gambe, senza però toccargliele sotto il vestito. Poi si alzo silenziosamente dalla seggiola, andò ai piedi del divanetto, e si inginocchiò. Bijou sapeva che, in questa posizione, poteva guardarle sotto il vestito e vedere che non portava niente. L'uomo guardò a lungo. Poi sentì che le sollevava leggermente l'orlo della gonna, per poter vedere di più. Bijou si era allungata tutta sul divano con Le gambe leggermente divaricate. E ora si scioglieva sotto il tocco e gli sguardi di lui. Com'era bello sentirsi guardare, mentre fingeva di dormire, e sentire che l'uomo era completamente libero. Sentì che la seta veniva sollevata, le gambe scoperte. E lui le guardava.
(A. Nin, Il delta di Venere, 1978)

A.

Quando per venderla bisogna darla via
(la montatura)

Mi fido, mi fido...
C'era una volta la pubblicità.
C'era una volta l'erotismo usato in pubblicità.
C'era una volta lo scandalo.
Perché la pubblicità nasce per essere ricordata.
Per essere seduttiva e mettere in moto i sensi.
Sesso, tentazioni, sperimentazione.
Fino a che il confine tra comunicazione ed eccesso si fa sempre più sottile.
Fino agli slogan che pubblicizzano il profumo Vulva, strepitosa "fragranza femminile".
Fino a donne accovacciate o con le labbra inumidite che la danno gratis (la montatura) o "si fanno montare a costo zero" (manco fossero un pannello solare).
Poco male.
Perché farlo sul letto, se hai un pannello!
Quelle donne sono sexy. Spaventosamente sexy. E gli automobilisti si girano, quando passano davanti ai tabelloni.
Penso da uomo, e mi dico che ci sono poche cose belle quanto un corpo femminile. Se non nessuna.
Ma poi le pubblicità della Tim che vedono in scena una Belen Rodriguez che si spoglia, si riveste, si tuffa e "si spiscina" causano che cosa? Una perdita di vendite.
E come fa a causare una perdita di vendite una che, come ha detto qualcuno, attizzerebbe anche solo ciucciando un cucchiaino di burro d'arachidi?
Quei perizomi esibiti su tacchi a spillo o le calze a rete per vendere silicone sigillante qualche dubbio cominciano a crearlo.
Conversazione ascoltata in treno:
«Domani inizia Sanremo»
«Ah sì, c'è la Belen»
«Che figa»
«Sì, ma parlerà anche?»
«Non serve che parli quella lì»
«Sì tanto nelle pubblicità non parla mai. Ma che c***o c'entrerà poi con la Tim. Neanche fosse una pubblicità di mutande o reggiseni».
C'è qualcosa che non quadra, in effetti.
Tutti sotto con la danza della pioggia!
Scarpe adatte a ogni situazione


"Femminista!" direte. "Moralista!". Ma no. È
 solo per un fattore di attinenza di contenuti. Pubblicità di Playboy? Ci sta. Intimissimi? Ancora di più (bellissimi i loro spot, tra l'altro). Ma cosa c'entra una topa in bikini con un saldatore automatico? E le riviste del genere Saldatura e automazione son tutte così, fateci caso. O con un elettrodomestico? Di solito chi sfoglia le pubblicità di lavatrici (di solito eh)? Le donne. E allora perché non mi mettete Raoul Bova che si distira sul cestello tra una centrifuga e l'altra?
Centralino a luci rosse?
Come dire: la pubblicità è donna, ma il pubblicitario è uomo, come dice Daniela Brancati nel suo saggio.
Sì ok, le riviste di ferramenta le leggono aitanti "esperti del settore" (in genere maschi). Però... a parte che il "pubblico" della pubblicità non è composto solo da adolescenti o masculi in crisi ormonale (porca zeppola).
Credere poi che gli uomini acquistino un cacciavite solo per un paio di cosce scosciate che gridano: "Provami", significa continuare a dar loro dei trogloditi fermi allo stadio animalesco degli australopitechi (che forse...).
Comunque.
Non si lascia più spazio all'immaginazione.
Che, con tutto questo teatro del mostrare, temo possa arrugginirsi.
E noi, gli uomini, li vorremmo ancora un po' fantasiosi.
Non che, nel momento di massimo piacere, nell'affannosa ricerca del fantomatico punto G, ci dicano: "Aspetta che prendo il Gps" perché a pubblicizzarlo sul giornale c'era una gnocca fotonica.
No, così non si può.
V.
Per sentirsi nei "panni" dei maschietti
7 centimetri di bontà!

E allora dormiamo tranquilli!
Gnam!
Tom Ford ne sa sempre una più del diavolo...
Alla Mercedes mancava questo tocco femminile...

E che ci andavo da piccola con la nonna...






                                
 



















Like a Sex Machine

Ammirate questa bella e simpatica paperella viola.
No, non è proprio quello che state pensando.
Non è una di quelle paperelle che galleggiano nell’acqua e vi osservano mentre vi lavate.
Nonono.
Questa è una paperella molto speciale. Molto, molto speciale.
Almeno, lo potrebbe essere per noi donne.
Una paperella che potrebbe regalarci delle emozioni, delle sensazioni, dei piaceri.
Ecco, forse ci siete.
La bella paperella viola in realtà è un vibromassaggiatore.
E questo ancora non è niente.


 A Barcellona, a Praga, a Parigi e a San Pietroburgo esistono dei veri e propri musei dell’erotismo.
Sono esposte delle vere e proprie “Sex Machines”.
 Si va dalle illustrazioni erotiche delle civiltà più antiche, come il Kamasutra indiano, alle immagine sadomasochiste, dall’esposizione del membro del monaco russo Rasputin (lungo ben 33 cm!), alla motoleccatrice.
 Per gli appassionati del bondage: dagli articoli in lattex ultramoderni, ad armamenti elettrici per stimolare il piacere.

E poi tutta una serie di marchingegni, che venivano utilizzati nel ‘700 e ‘800, per il piacere di dame e gentiluomini

Insomma, d’ora in poi non si andrà più a visitare Barcellona per la Sagrada Familia, ma per il Museu de l’Erotica
O Praga per il suo castello, ma per il Sex Machines Museum
O Parigi per il Louvre, ma per il Musee de l’Érotisme.

E non si spediranno più cartolina delle città e, tantomeno, non si porteranno più i soliti souvenirs.

Gli “in” dovranno ingegnarsi di grande creatività e malizia.

Creatività e malizia da vere “macchine del sesso”.

A.






Che cos'è l'erotismo (for men)

Lo abbiamo chiesto a 9 ragazzi. 
Guardate cos'hanno risposto.

"Immagine di labbra che stanno per baciare, un capezzolo eccitato che si vede in penombra, l'odore di voglia mentre ti aspetti, lasciarsi spogliare dall'altra persona" (Ammiratore Segreto)
"L'erotismo è quella forza magnetica che, come una calamita, ci attrae verso una persona. Non sempre è spiegabile, alle volte si sprigiona per un tratto estetico, altre volte per un fattore intellettuale, altre volte ancora solo per una fantasia che esplode nella nostra testa o per un gesto involontario dell'altra persona. È incontrollabile e irresistibile. L'erotismo va distinto dalla pornografia, il primo lascia spazio alla fantasia e a un vissuto, la seconda è l'esplicito gesto sessuale pubblico" (Marco)
"Non penso che la domanda sia relativa al significato della parola ma sia più personale.
Che cos'è l'erotismo?
Un paio di labbra carnose, delle curve mal celate, un movimento sinuoso, una parola bisbigliata all'orecchio, uno sguardo inteso, una mano che ti sfiora, un bacio sul collo, il contatto di due corpi. Tutto ciò che da un impulso al cervello, stimola sessualmente e fa nascere il desiderio" (Kekko)
"Per me l'erotismo è qualcosa che si potrebbe considerare come l'essenza dell'atto sessuale, ma non solo. È anche comprensivo della complicità che si crea in un rapporto d'amore fra uomo e donna! È l'essenza carnale dell'amore" (Elia)
"È un gioco sottile e piacevole,un'alchimia che nasce dalla vicinanza tra due persone. È latente,e solo l'intesa nell'intimità fra due persone riesce a farlo ricomparire,provocandone la manifestazione. È il gioco dell'amore" (Mirko)
"Esprimere la propria fantasia interiore, mescolandola a provocazione" (D.P.)
"È l'acquolina dei sensi che si scatena tra due persone, quell'insieme di desideri che coinvolgono la sfera emotiva e fisica così intensamente da riuscire a dare piacere anche solo nell'immaginare la loro soddisfazione.
L'erotismo è l'orgasmo della mente" (Riccardo)
"È un attrazione-desiderio-relazione corrisposta che si instaura tra persone (e non animali) a livello intellettivo e fisico. Si confonde a volte con il sesso ed è normale che sia così perché è distante qualche centimetro da esso" (Federico)
"È una goccia di miele che cola tra le gambe" (Roberto)

8 commenti:

  1. Tutto molto interessante, a parte il dizionario iniziale.

    E da buon finto moralista, censuro l'accostamento tra Sagrada Familia e sesso, immaginando preti e suore che fanno sesso sadico.

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  2. Ciao Anonimo,
    con dizionario iniziale intendi le opinioni dei ragazzi?

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  3. Caro Anonimo,
    noi non abbiamo fatto alcun accostamento tra sesso e Sagrada Familia. La Sagrada Familia è stata da me citata solo in quanto monumento rappresentativo di Barcellona, non in quanto chiesa.

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  4. Credo che la danza, come il tango in particolare, ci fornisce una visione limpida di cosa è l'erotismo per uomo: il piacere prolungato di sapere di condurre il partner e che questo risponde ad ogni nostra mossa senza mai raggiungere il culmine.

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  5. Ciao Cris,
    sì hai ragione.
    Nel ballo, quando si instaura la relazione giusta, è tutto un sottile gioco di seduzione. Acuito nel tango, che è il forse il più sensuale.
    L'uomo ha il compito di guidare, è lui che decide quali movimenti debba compiere il corpo della donna, in un certo senso lo controlla. E quei visi che si sfiorano, quelle gambe che si intrecciano, un po' per gioco, un po' per alimentare delle bellissime fantasie...
    ah che bello! :)

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  6. cito:
    é una rappresentazione verticale di un desiderio orizzontale.

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  7. intensa questa rubrica!!
    non ho un commento specifico, ma leggerò gli articoli con interesse!!

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  8. Grazie D.e,
    facci sapere la tua opinione di uomo ;)
    un abbraccio "rouge"!

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