La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna.
(Oscar Wilde)
Il dandismo è un movimento culturale che ebbe inizio dalla seconda metà del Settecento in Inghilterra.
Spesso con il termine “dandy” si definisce “colui che ricerca la perfezione estetica” oppure “chi ostenta eleganza”. In genere il termine viene anche associato a snobbismo.
Tutto ciò, lo reputo una definizione piuttosto banale. Il dandismo era una filosofia di vita, come poteva essere il “bohème” in Francia nel XIX sec., il “punk” alla fine degli anni ’70 o ancora come può essere oggigiorno l’”emo-core”.
Charles Baudelaire, uno dei teorizzatori della filosofia dandistica post-romantica insieme a Barbey d’Aurevilly, definì in questo modo il termine “dandy”.
Cos’è un Dandy? È un misto di flemma, dissimulazione, mistificazione, stoicismo, originalità, ardore nascosto, gusto della contrarietà, amarezza superiore, culto di sé, dilettantismo sopraffino, e qualità simili, tutte nel segno dell’Unicità, condannata a estinguersi. L’Individuo contro l’Uomo Massa, insomma. Il Dandy è colui che aspira a essere Sublime sempre. A vivere ed a dormire con uno specchio davanti. […] Un Dandy non fa nulla. Ve l’immaginate un Dandy che parla al popolo se non per scherno? Essere un Grand’Uomo per tutti ed un Santo per sè, la sola cosa che importi. Cos’è l’amore? È il bisogno di uscir di sé. L’uomo è un animale adorante. Adorare significa sacrificare e prostituirsi. Sicchè ogni amore è prostituzione. Direi gusto della prostituzione. E non c’è nobile piacere che non possa essere riferito alla prostituzione. Invincibile è il gusto di prostituirsi nel cuore dell’uomo. Il terrore della solitudine lo attanaglia. Vuole essere due. Il Dandy vuole essere uno. Gloria è restare uno e prostituirsi a modo proprio.
(C. Baudelaire, Diari intimi)
Il dandy era colui che voleva distinguersi, segnare una differenza di classe, prendere le distanze sia dalla borghesia che dalla massa popolare. E lo fece sia per quanto riguarda la propria filosofia di vita, sia per quanto riguarda lo stile, la moda. Il dettaglio era un elemento fondamentale di distinzione.
“Colui il quale ha deciso di radicalizzare il vestito dell'uomo distinto, sottoponendolo a una logica assoluta”. (R. Barthes, 1962)
“Basta il nodo di una cravatta, la stoffa di una camicia, i bottoni di un gilet, la fibbia di una scarpa per indicare le più sottili differenze sociali”. (R. Barthes)
Il dandismo viene diviso in quattro periodi ipotetici, nei quali si vengono via via a definirsi le principali caratteristiche e i principali esponenti.
Il primo periodo va dalla seconda metà del ‘700 alla prima metà dell’800 e si sviluppa in Inghilterra. Viene definito “Periodo di Brummel”, proprio perché il maggiore esponente era G. B. Brummel.
In questo periodo “il dandy convive con la moda neoclassicista, lo 'stile Impero' che condizionò dalla pittura alla musica, dalla scultura alla moda, adottando come baluardo la cravatta bianca inamidata e la giubba-frack blu (rigorosamente 'wigh') dai bottoni d'oro; è l'epoca del dandy classico: spesso ricco, ma mai ricchissimo, questi non lavora assolutamente, e non è né pittore né musicista, né poeta. Non fa altro che mostrarsi in società ed ostentare il proprio fascinoso senso estetico”.
Altri esponenti famosi furono Stendhal, Lord Byron, Delacroix.
Il secondo periodo viene chiamato “Periodo di Baudelaire” e va dalla seconda metà dell’800 a fine ‘800. In questi anni Baudelaire teorizzò una filosofia dandistica di tipo post-romantica. Il dandismo si sposta nella vicina Francia, dove appunto verrà condizionato dalle ideologie romantiche.
“La 'divisa' estetica di Baudelaire affascina i contemporanei, fatta da abiti tutti rigorosamente neri e larghi papillon scuri. Altrettanto scandalizzanti furono i panciotti scarlatti di d'Aurevilly. Il dandismo baudelariano, benchè teorizzasse gli stessi principi del dandismo classico di Brummel, si fa più poetico e più impegnato; ora il dandy diventa l'esponente di una cultura dell'apparenza e della diversità che rivela forti connessioni con i movimenti artistici e letterari dell'epoca”.
Il terzo periodo, che inizia a metà dell’800 fino ai primi decenni del ‘900, viene detto “Periodo di Wilde”. In questo periodo fa da padrone la filosofia estetica wildiana. Nello stesso periodo furono altrettanto importanti personaggi come Proust e Huysmans (Francia) e D’Annunzio (Italia).
“Questo è il dandismo della Decadenza, fastoso e piuttosto eccentrico, rivoluzionario nei confronti del potere borghese vittoriano; i temi sono sviluppati particolarmente nei romanzi Il ritratto di Dorian Gray di Wilde, Controcorrente di J-K. Huysmans, Il Piacere di D'Annunzio. Il dandismo si fonde in questo periodo con l'estetismo; diventa di moda tra i letterati e gli artisti 'fare i dandies'. Beerbohm continuerà a praticare, coscientemente, il 'dandismo-estetismo' wildeiano volutamente fuori moda, restituendo un certo spessore al dandismo come filosofia di vita”.
Il quarto periodo va dai primi decenni del ‘900 agli anni ’60 circa e viene chiamato il “Periodo di Cocteau”. In questi anni si ritorna agli abiti raffinati e discreti dei primi anni. Oltre a Cocteu, anche personaggi molto noti come Tzara, esponente del dadaismo, Dalì e Breton, esponenti del surrealismo, daranno un contributo a quello che viene definito come l’ultimo periodo dandistico.
Personalmente associo il dandismo a tre personaggi, di cui ne sono veramente e fortemente affascinata, da sempre. Salvador Dalì. Oscar Wilde. Gabriele D’Annunzio.
Salvador Dalì. Narcista. Eccentrico. Paranoico. La sua voglia di “rompere” le regole, il suo modo di provocare, andare oltre il lecito e il consentito, capace di produrre l’imprevisto. Le sue opere così poeticamente erotiche, ma nello stesso tempo enigmatiche. Lui stesso era un’opera d’arte.
“Il gioco degli scacchi sono io” “L’unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo”
“Il fatto che neppure io, mentre dipingo, capisca il significato dei miei quadri, non vuol dire che essi non ne abbiano alcuno: anzi, il loro significato è così profondo, complesso, coerente, involontario da sfuggire alla semplice analisi dell’intuizione logica”.
Oscar Wilde. Esteta. Alla continua ricerca della Bellezza. Amante dei paradossi e degli aforismi. Provocante. Disprezzante della borghesia e della moda. Decadente. Lo stesso Wilde lo si può identificare con il suo più famoso personaggio (anch’esso dandy), Dorian Gray. La bellezza è qualcosa da ricercare assolutamente, è qualcosa di veramente raro. Non importa come ma è necessario raggiungere l’assoluta perfezione, questa è la sete che ha un Esteta: la sete di Bellezza. Deve essere soddisfatta, anche se ciò potrebbe avvenire stringendo un patto, un’alleanza con il Dio degli Inferi, Ade, Mefistofele.
“L’artista è un creatore di cose bellissime”
“L'artista non ha convinzioni etiche. Una convinzione etica in un artista è un imperdonabile manierismo di stile”
“La bellezza è superiore al genio in quanto non ha bisogno di spiegazioni”
“Gli eletti sono coloro per i quali le cose belle significano solo Bellezza”
Gabriele D’Annunzio. Raffinato. Mondano. Amante del Lusso e delle Donne. Intellettuale. Eroico. Spregiudicato e narcisista. Superuomo. Il Piacere. Andrea Sperelli. L’Arte che diventa un modello di vita e nel contempo un modello estetico. L’unico amore possibile è quello dell’arte. La poesia che “può rendere i minimi moti del sentimento […] può definire l’indefinibile e dire l’ineffabile; può abbracciare l’illimitato e penetrare l’abisso; […] può inebriare come un vino, rapire come un'estasi; […] può raggiungere infine l’Assoluto”. L’Arte che diventa l’unica ragione di vita.
“Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte […]. La superiorità vera è tutta qui. […]. La volontà aveva ceduto lo scettro agli istinti; il senso estetico aveva sostituito il senso morale. Codesto senso estetico […] gli manteneva nello spirito un certo equilibrio. […] Gli uomini che vivono nella Bellezza, […] che conservano sempre, anche nelle peggiori depravazioni, una specie di ordine. La concezione della Bellezza è l’asse del loro essere interiore, intorno a cui tutte le loro passioni ruotano”.
A.
Qui il ragazzo, spossato dalle fatiche della caccia e dal caldo,
venne a sdraiarsi, attratto dalla bellezza del posto e dalla fonte,
ma, mentre cerca di calmare la sete, un'altra sete gli nasce:
rapito nel porsi a bere dall'immagine che vede riflessa,
s'innamora d'una chimera: corpo crede ciò che solo è ombra.
Attonito fissa sé stesso e senza riuscire a staccarne gli occhi
rimane impietrito come una statua scolpita in marmo di Paro.
Disteso a terra, contempla quelle due stelle che sono i suoi occhi,
i capelli degni di Bacco, degni persino di Apollo,
e le guance lisce, il collo d'avorio, la bellezza
della bocca, il rosa soffuso sul niveo candore,
e tutto quanto ammira è ciò che rende lui meraviglioso.
Desidera, ignorandolo, sé stesso, amante e oggetto amato,
mentre brama, si brama, e insieme accende ed arde.
(Narciso, Le metamorfosi, Ovidio)
(Alcune delle citazioni che ho riportato nel post sono tratte dal sito http://www.noveporte.it/dandy/home.htm)
Ottimo post.
RispondiEliminaTi ringrazio del commento e mi fa piacere che ti sia piaciuto.
RispondiEliminaA.
Bello!!! cmq il dandy è più vivo che mai, lo dice anche il Sole 24 ore
RispondiEliminadi Giuseppe Scaraffia
"La crisi sta inaspettatamente rigenerando un mito elegante, quello del dandy. In un periodo di insicurezza come questo, in cui il futuro appare incerto, il culto per il passato del dandy, inattuale per eccellenza, non può non affascinare.
Chi si sente dandy oggi?"
Bene, adesso che lo so che questo può aiutarmi a superare la crisi mi darò un po' di arie e farò il fighetto al prossimo colloquio, grazie!
Ai prossimi post (i pòst)