giovedì 30 dicembre 2010

CELEBRE IRONIA

Quello che hanno detto, e tutto quello che (non) si è avverato


"Entro sei mesi la gente si stancherà di stare a guardare quella scatola di legno"
Darryl F. Zanuck, presidente della 20th Century Fox, 1946.

A proposito del televisore.

"Lasciamo perdere: con un film così non si incassa neppure un cent".
Irving Thalberg, direttore della Metro Goldwyn Mayer (storica compagnia di cineproduzione americana, annunciata all'inizio dei film da un leone ruggente), 1936.

A proposito del film Via col vento.

domenica 26 dicembre 2010

I BOSCHI DELLA MEMORIA (E DELLA TOLLERANZA)

Le storie più interessanti (o forse quelle più curiose) arrivano a noi in maniera del tutto casuale. Non le cerchi, ti trovano e cogli in loro quella scintilla che ti fa venir voglia di condividerle.
L’altra sera ero seduta con un amico davanti a un bicchiere di spritz.
Lui, futuro architetto, mi racconta delle sue vacanze (non quelle natalizie, quelle già trascorse, di fine estate... sì era da un po' che non lo vedevo). Mi ricostruisce davanti agli occhi una Stoccolma fatta di palazzi eco-sostenibili, alci di peluche, compagni di università alle prese con l’inglese e incontri con ragazze russe amanti della vodka.
"E dovessi vedere i cimiteri" se ne esce a un certo punto.

martedì 14 dicembre 2010

QUESTIONE DI AFFINITÀ

Due ragazze, praticamente niente in comune.
Niente a parte la curiosità avida,
l’odio tutto adolescenziale per le ingiustizie,
l’amore intellettuale per Tim Burton e quello per niente platonico per  Jude Law e Johnny Depp.
Niente a parte quattro gambe da maratonete,
un’isola di scrivanie in ufficio e le conversazioni veloci su Skype,
lo stesso forno a microonde per scaldare il pranzo.
Un “filo rosso” di domande, polemiche, sguardi su quotidiani, ritagli di riviste,
libri, quadri, filosofi antichi e moderni, crisi di governo, post it colorati.

Goethe la chiamò “affinità elettiva” (Le affinità elettive, 1809). Un legame nato per caso, naturale per scelta. Le persone si scelgono, e non sanno proprio bene perché. È il potere dell’affinità.
Un’affinità che il genitore del giovane Werther fece nascere tra un conte, la moglie bellissima e un amico in visita.
Lui, lei, l’altro.
E tra di loro un libro letto davanti al caminetto che “galeotto” fu come quello di Lancillotto e Ginevra.

«Avreste voglia - chiese Carlotta - di spiegarmi che cosa veramente si intende qui con affinità?»
«In tutti gli esseri naturali a noi noti - incominciò il Capitano (l’altro, ndr) - la prima cosa che osserviamo è che hanno un rapporto con se stessi»
«Immaginati l’acqua, l’olio, il mercurio: troverai un’unità, una connessione di parti, e quest’unità tali sostanze non la perdono, se non per l’intervento di una forza, rimossa la quale le parti tornano subito assieme».
«Ma ogni essere – lo interruppe Carlotta - così come ha un rapporto con se stesso, deve avere anche una relazione con gli altri»
«E tale relazione sarà diversa a seconda della diversità degli esseri – continuò Edoardo con prontezza – Si incontreranno subito, come amici, quelli che legano in fretta, che si uniscono senza modificarsi a vicenda, come il vino che si mescola con l’acqua. Altri invece, pur trovandosi vicini, continueranno a restare estranei e non ci sarà verso di legarli, nemmeno mescolandoli o strofinandoli con mezzi meccanici: si pensi all’olio e all’acqua che, appena di smette di sbatterli, si separano di nuovo».
«Tutte quelle sostanze – spiegò il Capitano – che incontrandosi immediatamente si compenetrano e si influenzano a vicenda le chiamiamo “affini”».
«Devo confessare – disse la bella Carlotta – che quando lei chiama “affini” le sue sostanze io me le immagino legate non tanto da un’affinità di sangue quanto piuttosto da una di spirito o di anima. Ed è in questo stesso modo che possono nascere tra le persone delle amicizie importanti: sono infatti le qualità opposte che rendono possibile un’unione più stretta».
V.

lunedì 6 dicembre 2010

IL FIL ROUGE


Fil Rouge significa letteralmente “filo rosso” e viene solitamente inteso col significato di “filo conduttore”. Il termine è utilizzato in diversi ambiti. Viene usato da Goethe nel suo famoso romanzo “Le affinità elettive”, riprendendo il concetto che Freud utilizzò per definire l’inconscio. La sua origine è marinaresca: per districare le gomene di una nave si seguiva un filo rosso che rendeva possibile separare l'una dall'altra le corde aggrovigliate.
Una leggenda di origine cinese racconta che tutti noi nasciamo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo viene chiamato il filo rosso del destino. Esso ci lega alla persona a cui si è destinati, alla nostra metà, alla nostra anima gemella. Le anime prima o poi sono, quindi, destinate ad incontrarsi e ad unirsi. Non importa il tempo che dovrà passare, gli eventi della vita o lo spazio che separa le due anime, perché il filo che le unisce non si romperà mai e nessuna circostanza potrà impedire alle due metà di incontrarsi e alla fine unirsi.
A.